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CEFEO

Cepheus, Cephei

Cep

 

03 - Cefeo (mito) 

La costellazione di Cefeo nell'Uranographia di Hevelius (1690).
Immagine: http://www.atlascoelestis.com

Nel luccichio di stelle poste di fronte a Cassiopea, gli antichi immaginarono di vedere il suo consorte nonché re d’Etiopia, Cefeo. La sua figura è legata al mito di Perseo e Andromeda, mito che sulla volta celeste è presente in ben cinque costellazioni: Perseo, Andromeda, Cassiopea, Cefeo e la Balena. I greci erano molto legati alla saga dell’eroe la cui origine è fra le più remote e, forse anche per questo, dedicarono una gran parte di cielo alla sua storia. La vita di Cefeo si incrociò con quella di Perseo quando il giovane figlio di Zeus stava facendo ritorno all’isola di Serifo, dopo aver vinto la scommessa di uccidere la Gorgone Medusa. Quella vittoria gli avrebbe permesso di riscattare sua madre Danae, vittima della violenza di Polidette, zio della donna e re dell’isola. Grazie ai sandali alati dono di Ermes, Perseo rientrava dalla sua impresa in volo, finché nel suo tragitto si trovò a sorvolare l’Etiopia.

La terra africana versava in grave miseria. La regina Cassiopea, donna splendida e alquanto vanitosa, aveva sfidato gli dèi proclamandosi più bella delle ninfe marine, le Nereidi, rinomate proprio per la loro eccezionale bellezza. La punizione per un simile oltraggio fu terribile e non colpì solo la responsabile, ma sconvolse l’intero paese su cui ella regnava insieme al marito: Poseidone sfogò la sua ira dapprima rovesciando gran parte del suo mare sul territorio, e poi inviando un mostro nelle acque etiopi, le quali da quel momento non furono più navigabili. La popolazione era ridotta allo stremo e i morti si contavano a decine.

Cefeo, re mite ed estremamente legato alla sua gente, era disperato e non sapeva come porre rimedio a un simile sfacelo. Com’era abitudine a quei tempi, decise di rivolgersi a un oracolo nella speranza che gli rivelasse cosa doveva fare per placare l’ira divina. L’oracolo fu un pugno nello stomaco: gli dèi chiedevano un sacrificio umano; chiedevano la vita di sua figlia, Andromeda, presentata non su un altare ma tra le fauci della fiera di Poseidone. All’udire una simile sentenza, Cefeo rimase impietrito, senza capire se era solo un brutto sogno o se era tutto vero. Tornato a palazzo, meditò a lungo cercando di mettere ordine ai pensieri che si affollavano convulsi nella mente. Ma poi gli bastò affacciarsi su ciò che rimaneva della sua prospera terra per capire che l’unica cosa che doveva fare, era obbedire agli dèi e offrire loro la sua amata e unica figlia. Lo doveva come re. Col cuore a pezzi, si accinse così a mettere in pratica la volontà degli immortali e, accompagnato dalla moglie Cassiopea, straziata anch’ella dal dolore, condusse Andromeda alla spiaggia. Era mattina e tutti gli abitanti sopravvissuti erano accorsi a dare l’ultimo saluto alla principessa, che mai avrebbero voluto vedere soffrire. Andromeda era una ragazza incantevole, aveva ereditato la stessa bellezza della madre, ma il carattere era quello nobile e virtuoso del padre. Nonostante il terrore le togliesse il respiro, si accostò alla roccia acuminata che affiorava dal mare con grande dignità e pronta a esservi incatenata. Trascorsero alcune ore prima che il mostro apparisse tra i flutti, ore interminabili, col fiato sospeso e il cuore in gola. Ma poi la belva annunciò il suo arrivo agitando con vigore le acque, fino a quando con un balzo improvviso emerse in tutta la sua enormità. Grida si levarono dalla spiaggia, pianto disperato dalla gola di Cassiopea, terrore soffocato sfigurava il volto di Cefeo. Andromeda chiuse gli occhi fino a sigillarli, irrigidendosi come una statua, e la situazione sarebbe precipitata se dall’alto non fosse apparso inaspettatamente Perseo. Strappate con fatica ad Andromeda le parole sull’accaduto, l’eroe non esitò a rivolgersi ai sovrani con una proposta irrinunciabile:

Per piangere potrete avere tutto il tempo che vorrete;

per portare soccorso, ci sono pochi attimi.

Se io chiedessi la sua mano, io, Perseo, figlio di Giove

e di colei che quand’era imprigionata fu ingravidata da Giove con oro fecondo,

Perseo vincitore della Gorgone dalla chioma di serpi, che oso andarmene

per l’aria del cielo battendo le ali, non sarei forse preferito come genero a chiunque altro?

A così grandi doti, solo che mi assistano gli dèi,

cercherò comunque di aggiungere un merito.

Facciamo un patto: che sia mia se la salvo col mio valore!

(Ovidio, Metamorfosi, IV, 695-703)

Qualsiasi cosa avrebbe accettato Cefeo pur di avere salva la sua unica e prediletta figlia, a maggior ragione se la salvezza veniva da un discendente diretto di Zeus. E così, Perseo si batté con la bestia acquatica e la vinse costringendola a guardare il volto di Medusa. La ricompensa promessa fu elargita con la più fastosa delle cerimonie. Cefeo organizzò per i due giovani un matrimonio grandioso e al contempo trionfale, addobbando le mura cittadine senza risparmi e procurando vivande e vini in abbondanza. Tuttavia i guai per Cefeo non erano finiti. Andromeda infatti era stata promessa in sposa allo zio Fineo, fratello del re, il quale proprio durante il banchetto rivendicò la ragazza scortato da una folla di seguaci in armi e provocando una feroce rissa fra gli invitati.

In testa a tutti Fineo, colui che, temerario, dette inizio alla zuffa, agitava una lancia di frassino dalla punta di bronzo e gridava:

"Eccomi, eccomi a vendicarmi! Tu mi hai carpito la sposa,

ma né le ali né Giove trasformato in falso oro sottrarranno te a me!”

E fece per tirare, ma Cefeo esclamò: “Che fai? Che pazzia ti spinge, fratello,

a commettere un delitto? Così ringrazi Perseo per tutti i suoi meriti?

Con questo dono lo ripaghi per averle salvato la vita?

Non lui, se ci pensi bene, te l’ha tolta, ma l’ira delle divine Nereidi,

ma Ammone che porta le corna, ma il mostro marino

che veniva a ingozzarsi della carne della mia carne.

Tu hai perduto Andromeda nel momento in cui fu deciso

che doveva morire  – a meno che tu non sia così crudele

da voler proprio questo, che essa muoia,

e da consolarti col mio lutto!

Evidentemente non basta che sia stata legata

sotto i tuoi occhi senza che tu, zio o fidanzato che fossi,

le portassi il minimo aiuto. Addirittura ti dispiace che uno

l’abbia salvata e vuoi strappargli la ricompensa?

Se questa ti sembra eccessiva, dovevi andartela a prendere

su quello scoglio sul quale era esposta!

Lascia quindi che colui che ci è andato,

grazie al quale io non sono ora un vecchio sconsolato,

si porti via ciò che ha pattuito con le parole e meritato coi fatti,

e cerca di capire che è stato preferito non a te, ma ad una morte sicura!

(Ovidio, Metamorfosi, V, 8-29)

 

Con simili parole di saggezza Cefeo dimostrò ancora una volta la lealtà del suo animo, ma purtroppo senza sortire effetto alcuno sul fratello impazzito.Un sanguinoso tumulto compromise la festa nuziale fino a quando Perseo estrasse di nuovo la testa della Gorgone e, dopo aver invitato a voltarsi chi di loro gli fosse amico, la rivolse verso i nemici. Uno dopo l’altro si trasformarono in duro marmo e Fineo non fu risparmiato. Così giustizia fu finalmente fatta e gli dèi premiarono l’ubbidienza e la rettitudine di Cefeo regalandogli un posto fra le stelle, vicino alla sua sposa, alla sua adorata figlia e a colui che aveva reso possibile tutto questo, Perseo. Non solo, Cefeo fu posto fra quelle stelle che non tramontano mai, affinché ogni giorno fosse un invito per l’uomo a rispettare la volontà divina e ad agire con rettitudine.

E allora eccolo in tutta la sua magnificenza in una delle tavole dell’atlante celeste creato nel XVII secolo dall’animo gentile dell’astronomo Johannes Hevelius (a inizio pagina). Ritratto in gioventù in un sontuoso abito regale, Cefeo guarda rapito la sua sposa poco distante. Egli non sa ancora della prova che dovrà affrontare per via della vanità della donna che ama; solo il sentimento d’amore abita le stelle che lo circondano come una promessa di felicità che non verrà tradita.

Una bella immagine che riunisce tutti i protagonisti della favola di Andromeda si trova su un’anfora a figure rosse del 325 a.C. ritrovata in Puglia e oggi conservata al Paul Getty Museum di Malibu.

 

03 - Cefeo (mito)

Anfora a figure rosse del 325 a.C. proveniente dalla Puglia raffigurante in alto Andromeda (al centro) e Cefeo (a sinistra), e in basso Perseo che uccide il mostro marino (Paul Getty Museum)

 

Cefeo, a destra, si regge al bastone e guarda impotente la sua Andromeda, incatenata alla roccia, mentre in basso Perseo lotta col mostro marino servendosi del falcetto donatogli da Ermes.

Un cupido alato sta sulla schiena della creatura malefica come preludio al lieto fine della vicenda.

 

 

 

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