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ORSA MINORE
Ursa Minor, Ursa Minoris
UMi
La costellazione dell’Orsa Minore il 23 giugno alle ore 22.00 e la sua rappresentazione mitologica.
Immagine: www.stellarium.org
L’Orsa Minore è la costellazione “appesa” alla cupola celeste. Lì risiede la stella più vicina al nord, quella attorno alla quale ruotano tutte le altre e guardandola sappiamo dove punta l’asse di rotazione della Terra. La Stella Polare però è lì da un tempo tutto sommato molto breve, più o meno da quattrocento anni, quando il lento fenomeno della precessione degli equinozi l’ha avvicinata a essere la stella del nord.
Il nostro pianeta non ruota su sé stesso mantenendo l’asse di rotazione parallelo a sé stesso, ma a causa dell’attrazione di Sole e Luna che subisce, tende a “sbilanciarsi”. Vediamo perché. La Terra per effetto della rotazione è un ellissoide schiacciato ai poli e rigonfiato all’equatore. Proprio qui il potere attrattivo della nostra stella e del nostro satellite si fa sentire con più vigore e se la Terra non ruotasse, il piano equatoriale, che forma un angolo di 23,5° col piano dell’eclittica che è l’orbita apparentemente percorsa dal Sole, si inclinerebbe, sotto l’influenza della gravità, fino a coincidere col primo. Naturalmente anche l’asse terrestre farebbe altrettanto con l’asse dell’eclittica, dato che entrambi sono perpendicolari ai propri piani e inclinati fra loro di 23,5°. Ne conseguirebbe che le stagioni, presenti proprio in virtù di questa inclinazione, verrebbero cancellate. Grazie alla rotazione tuttavia questo fortunatamente non accade, il principio di conservazione del momento angolare lo impedisce e l’unica perturbazione che in questo gioco di equilibri si manifesta, è un movimento rotatorio dell’asse terrestre attorno alla normale all’eclittica (quest’ultima una parallela dell’asse dell’eclittica).
La precessione degli equinozi. Il Sole e ancor più la Luna perché molto più vicina, esercitano la gravità maggiore sul rigonfiamento equatoriale della Terra provocando una sorta di sbilanciamento dell’asse terrestre che si trova così a ruotare su se stesso come una trottola. In questo modo descrive un cerchio attorno alla normale all’eclittica, che impiega quasi 26.000 anni a percorrere, puntando così in zone diverse di cielo.
Immagine: Ilaria Sganzerla
La Terra si ritrova in pratica a ruotare su se stessa in modo simile a una trottola dove l’asse terrestre percorre nel tempo un cono di ampiezza 23,5°, come vuole la relazione che lega gli angoli dei piani e degli assi in gioco. Il tempo necessario per completare il cerchio è lunghissimo, quasi 26.000 anni, tuttavia negli ultimi quattromila anni per esempio, gli effetti si sono percepiti distintamente. Il fenomeno va sotto il nome di precessione degli equinozi perché una delle conseguenze è l’anticipo dei punti equinoziali, ossia il Sole incontra i punti dove eclittica ed equatore si intersecano, ogni anno un po’ prima, 20 minuti prima per la precisione, che è come dire che il punto Gamma della primavera e il punto Omega dell’autunno arretrano la loro posizione. In particolare se i 360° del cerchio di precessione vengono compiuti in 26.000 anni, significa che ogni anno viene percorso un minuscolo settore di circa 50 secondi d’arco. Negli ultimi quattromila anni l’arco percorso è 55,5° che, agli effetti della direzione di puntamento in cielo dell’asse terrestre, è un angolo importante. La precessione degli equinozi ha infatti ripercussioni sulla costellazione verso cui punta il nord della Terra e se quattromila anni fa la stella su cui cadeva era Thuban, oggi è Alpha Ursae Minoris.
Prolungando di cinque volte il segmento che unisce le stelle Merak a Dubhe del Grande Carro, si arriva alla Stella Polare.
Immagine: www.stellarium.org
La Stella Polare ci manda la sua luce da una distanza di 430 anni luce e splende nel firmamento da 70 milioni di anni. La sua magnitudine è di 1,95 e per trovarla in cielo ci si serve di Merak e Dubhe, le stelle Beta e Alpha dell’Orsa Maggiore. Prolungando di cinque volte il segmento che le unisce la prima stella che si incontra è proprio la Polare, vertice del timone del Piccolo Carro, l’altro nome con cui è conosciuta la costellazione dell’Orsa Minore, per via della sua forma identica a quella del Grande Carro, ma in proporzioni più piccole.
La costellazione dell’Orsa Minore vista dall’orizzonte nord alle ore 22.00 nei giorni degli equinozi e dei solstizi.
Immagine: www.stellarium.org
La Stella Polare ha una massa 4,5 volte quella del Sole e col suo raggio 45 volte superiore, si trova a metà fra l’essere una Gigante e una Supergigante. Proprio per la sua imponente massa uscirà dalla Sequenza Principale molto prima della nostra stella, tant’è che ha già vissuto i 2/3 della sua vita. E’ anche una variabile Cefeide, le stelle pulsanti divenute indicatori di distanza dopo la scoperta della relazione fra il periodo di pulsazione e la loro luminosità da parte di Henrietta Leavitt nel 1912. Delle Cefeidi, la Polare è la più vicina a noi e la sua magnitudine passa da 1,95 a 2,05 in 3g 23h 16m.
In questo tempo in pratica si affievolisce uguagliando la magnitudine di Beta Ursae Minoris, una delle quattro stelle del carro diametralmente opposta. Seguono a completare il Piccolo Carro in ordine di luminosità apparente, Gamma una Gigante Bianca di magnitudine 3,0 e la più lontana del gruppo con la sua distanza di 480 anni luce, Epsilon con 4,20, Zeta con 4,25, Delta di magnitudine 4,35 e per finire la Nana Bianco-Gialla Eta che nonostante sia la più vicina coi suoi 97 anni luce è la più spenta con le sue 4,95 magnitudini.
Le sette stelle dell’Orsa Minore stanno in un perimetro di 256 gradi quadrati di area, collocando la costellazione al 56° posto per dimensione.
Partendo da sud al momento del transito e andando in senso orario, le costellazioni che confinano con l'Orsa Minore sono: la Giraffa, il Drago e Cefeo.
Costellazioni confinanti con l'Orsa Minore: la Giraffa, il Drago e Cefeo.
Immagine: www.stellarium.org
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