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TRIANGOLO
Triangulum, Trianguli
Tri
La costellazione del Triangolo nell'Uranographia di Hevelius (1690).
Immagine: http://www.atlascoelestis.com
Non v’è dubbio che aprendo la finestra al freddo cielo del nord, esso desti la nostra ammirazione esibendo un manto fulgidamente ricamato dei personaggi di una storia famosa come quella di Perseo e Andromeda: i due amanti dominano vittoriosi il soffitto di stelle insieme ad altri personaggi del mito quali Cefeo, Cassiopea e Pegaso. Poco distante poi veglia l’Ariete che, spogliato del suo pelame d’oro, racconta della lunga avventura degli Argonauti diretti verso la Colchide alla sua ricerca. In un contesto mitologico tanto illustre, di certo le tre timide stelle del Triangolo faticano a catturare gli sguardi dei contemplatori del cielo. Nel loro apparente anonimato paiono quasi volersi stringere vicine e giustificare così le ridotte dimensioni della costellazione che formano.
La densa zona mitica è ben rappresentata dalla tavola che l’astronomo polacco Johannes Hevelius ha dedicato al Triangolo più di trecento anni fa (a inizio pagina). In essa sono raffigurate anche due costellazioni scomparse, ossia costellazioni che sono state escluse dalle 88 designate ufficialmente nel 1922 dall’Unione Astronomica. Si tratta del Triangolo Minore e della Mosca Boreale. Come si vede, Andromeda, Perseo e l’Ariete chiudono tutt’intorno il Triangolo insieme a uno dei due pesci dell’omonima costellazione, anch’essa non privilegiata dinanzi alle prime citate. Eppure anche le poche fiaccole notturne del Triangolo, che Hevelius ha disegnato sottoforma di squadra, hanno qualcosa da rivelare; talvolta sono simboli che attraverso di esse acquistano la forza della luce, talaltra affiora il profilo di terre che hanno visto nascere civiltà alle quali dobbiamo la nostra cultura e l’incanto delle loro opere eterne.
Triangolo in greco si dice deltotón e delta è proprio la lettera dell’alfabeto greco rappresentata col segno triangolare. Si tratta di una lettera prestigiosa perché è l’iniziale di Zeus, il supremo signore del pantheon ellenico, che in greco è dios, il divino, da cui noi abbiamo tratto la parola Dio. Se il cielo fosse un puledro e le costellazioni la sua pezzatura, il Triangolo sarebbe il marchio del padrone. Zeus infatti era il sovrano proprio di quella parte del cosmo, e le tre stelle ricordano i regni in cui esso fu diviso quando gli uomini ancora non erano stati creati: cielo, oceano e inferi. Poseidone, il dio di uno dei tre mondi, racconta attraverso il canto di Omero di quando suo fratello Zeus, detronizzato il padre Crono, vinti i Titani e i Giganti ribelli, stabilì l’ordine dell’universo, trasformandolo da Caos in Cosmo:
Tre sono i figli di Crono che Rea generò,
Zeus, io, e terzo l'Ade signore degli inferi.
E tutto in tre fu diviso, ciascuno ebbe una parte:
a me toccò di vivere sempre nel mare canuto,
quando tirammo le sorti, l'Ade ebbe l'ombra nebbiosa,
e Zeus si prese il cielo fra le nuvole e l'etere;
comune a tutti la Terra e l'alto Olimpo rimane.
(Omero, Iliade, XV, 187-193)
E leggendo la testimonianza del mitografo greco Apollodoro, si scopre che l’attribuzione dei tre regni era in realtà già stata designata prima del sorteggio di Zeus. Il mito vuole infatti che per sconfiggere i Titani, i Ciclopi, altre creature primordiali figlie di Gea (la Terra) e di Ouranós (il Cielo), dessero armi dal significato non casuale a Zeus, Poseidone e Ade, rispettivamente gli dèi latini Giove, Nettuno e Plutone:
Allora i Ciclopi danno a Zeus il tuono, il lampo e il fulmine, a Plutone l'elmo, a Poseidone il tridente.
(Apollodoro, Biblioteca, I, 2, 1)
Tuono, lampo e fulmine sono naturalmente forze del cielo, mentre l’elmo per la sua caratteristica di coprire il volto rendendolo invisibile, allude agli inferi, immaginati sottoterra e introvabili finché si è in vita; infine il tridente è l’arpione usato nella pesca, arma quindi legata al mondo marino.
Un’immagine di Zeus nel pieno della sua potenza è quella realizzata dal pittore e architetto Giulio Romano vissuto nella prima metà del XVI secolo.
La volta affrescata di Giulio Romano con Zeus che dalle dimore celesti scaglia i fulmini sui Giganti (Sala dei Giganti, Palazzo Te, Mantova, prima metà del XVI sec.).
Immagine: www.arteworld.it
Sul soffitto della Sala dei Giganti di Palazzo Te a Mantova, il nuovo sovrano dell’universo è in procinto di scagliare uno dei suoi fiammeggianti fulmini sui Giganti insorti contro gli dèi.
Particolare di una parete della Sala dei Giganti affrescata da Giulio Romano (Sala dei Giganti, Palazzo Te, Mantova, prima metà del XVI sec.).
Immagine: www.arteworld.it
Stando all’interno della stanza si rimane impressionati dal fermento delle figure gigantesche affrescate a tutta parete, ognuna delle quali a sua volta si fa scenario di distruzione con colonne che si spezzano e muri che crollano.
Di Ade invece possiamo vedere l’elmo nella scultura del Perseo di Benvenuto Cellini vissuto nella seconda metà del XVI secolo.
Retro dell'elmo di Perseo di Benvenuto Cellini. In esso lo scultore ha ricavato il proprio autoritratto (Loggia dei Lanzi, Firenze, 1545/1554).
Immagine: http://mcarte.altervista.org/
La statua si trova nella Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria a Firenze. Sul retro dell’elmo indossato da Perseo, emerge un volto: è quello dello stesso Cellini che si è voluto identificare con Ade. Attraverso questo particolare, lo scultore suggerisce che non si tratta di un elmo qualsiasi, bensì di quello speciale del signore degli inferi, che aveva la proprietà di rendere invisibili e che le ninfe donarono a Perseo per sconfiggere la Gorgone Medusa.
Infine, Poseidone è ben raffigurato col suo tridente su un calice attico a figure rosse risalente agli inizi del V secolo a.C. e attribuito al pittore Aegisthus.
Particolare del cratere attico a figure rosse attribuito al pittore Aegisthus raffigurante Poseidone (Yale University Art Gallery, New Haven, Connecticut, USA, ca 475 - 470 a.C.).
Immagine: www.tehoi.com
Il dio siede ieratico sul trono pronto per essere servito dalla dea Iris; ella gli verserà del vino nella cosiddetta kylix, l’apposita coppa bassa e ampia usata per questa bevanda. Il vaso è custodito negli Stati Uniti, alla Yale University Art Gallery di New Haven nel Connecticut.
Ma il Triangolo secondo altre interpretazioni è una terra: quella egiziana alla foce del Nilo, ovvero il Delta del Nilo, come immagina il poeta romano Manilio, mentre passa in rassegna le costellazioni:
Dopo di lui [Perseo] segue nella serie, insistendo
su di un lato diseguale, giacché per tre faci accostate
si distingue sui due eguali, il segno triangolare del Delta,
chiamato per l'assomigliargli.
(Manilio, Astronomica, I, 351-354)
E infine in queste tre stelle altri hanno scorto l’inconfondibile sagoma della Sicilia, il cui nome originario non a caso era Trinacria, dal greco treis, tre e àkra, promontori. La Sicilia era infatti l’isola dai tre promontori: Capo Peloro a nord-est vicino a Messina, Capo Boéo o Lilibeo a ovest vicino a Marsala e Capo Passero o Capo Spartivento a sud-est vicino a Siracusa. A questo punto possiamo ben concludere che la piccola costellazione del Triangolo, di primo acchito un’intrusa in mezzo a celebrità come Andromeda, Perseo e l’Ariete, occupa invece un meritato posto d’onore: occorre forse soltanto propagandarla un po’ di più.
I tre promontori della Sicilia che in origine hanno battezzato la regione col nome di Trinacria: Capo Peloro, Capo Boeo o Lilibeo e Capo Passero o Spartivento.
Immagine: Google Maps