Torna a Le costellazioni di settembre
VOLPETTA
Vulpecula, Vulpeculae
Vul
La costellazione della Volpetta e la sua rappresentazione artistica.
Immagine: www.stellarium.org
La Volpetta è una costellazione alta nel cielo, le cui stelle principali sono soltanto due: Alpha e 15 Vulpeculae, rispettivamente di magnitudine 4,40 e 4,65. Poca è dunque la luce che proviene da questa zona di cielo racchiusa fra il grande Cigno a nord e la piccola Freccia a sud. In particolare a influire sulla luminosità della coppia di stelle della Volpetta è la grande distanza a cui si trovano i due astri, 296 anni luce Alpha Vul e 222 anni luce 15 Vul. D’altra parte la costellazione ha origini recenti. Fu inventata sul finire del XVII secolo dall’astronomo polacco Johannes Hevelius e in origine si chiamava Vulpecula cum Anser, ossia Volpetta con Oca in quanto lo scienziato immaginò una volpe che coi denti stringeva un’oca appena catturata. La tavola in rame della sua celebre Uranographia, mostra appunto questa scena.
La Volpetta nell’Uranographia di Hevelius (1690), l’artefice della costellazione.
Immagine: www.atlascoelestis.com
All’inizio furono quindi concepite due costellazioni, Vulpecula e Anser, ma quando nel 1922 l’Unione Astronomica Internazionale stilò l’attuale elenco ufficiale delle costellazioni, delle due rimase solo la Volpetta mentre l’Oca sopravvisse nel nome della stella principale della costellazione. Alpha Vulpeculae è infatti conosciuta anche col nome di Anser.
In quanto a dimensioni invece la Volpetta è la 55ma costellazione più grande della volta celeste e osservando i 268 gradi quadrati che le sono stati assegnati, non si può fare a meno di notare come la figura risulti completamente decentrata rispetto alle linee di confine. In particolare è spostata verso ovest e se non fosse per l’ampia porzione di cielo attribuitale, sarebbe una costellazione molto più piccola.
Alpha e 15 Vul sorgono per la prima volta nell’anno verso la metà di dicembre e da quel momento anticipano la loro alba progressivamente fino a culminare in una fascia oraria che precede la mezzanotte, nel mese di settembre. Data la posizione decentrata all’interno dei suoi confini, la stella con cui si può considerare la Volpetta in culminazione è la 15, come riportato in tabella, dove si dà anche il passaggio al meridiano dell’astro più luminoso.
Transito o culminazione | 1 SET | 15 SET | 30 SET | Altezza sull'orizzonte | m |
Anser (Alpha Vul) | 21.58 | 21.03 | 20.04 | + 70° | 4,40 |
15 Vul | 22.31 | 21.36 | 20.37 | + 73° | 4,65 |
Districarsi fra i tanti puntini luminosi della notte per trovare la Volpetta non è facile essendo le sue stelle così deboli, per cui l’unico modo è aiutarsi con le stelle limitrofi più brillanti. In questo caso, ci fa sicuramente da guida Albireo, la stella Beta del Cigno, che ne rappresenta la testa. Pur non essendo brillantissima con le sue 3,35 magnitudini ha il vantaggio di essere l’estremità meridionale della Croce del Nord (il Cigno) e di essere molto vicina ad Alpha Vul. Il transito a sud può essere un altro riferimento da tenere in considerazione perché i due astri culminano insieme così che in quel momento si trovano entrambi lungo la verticale del meridiano.
La Freccia, posta immediatamente sotto, aiuta infine a non scendere troppo con lo sguardo, mentre la splendente Altair, sotto la Freccia, è l’ultimo riferimento per inquadrare la zona di cielo che ospita la costellazione di Hevelius.
Per trovare la debole coppia di stelle della Volpetta si può tenere presente di transito di Albireo (Beta Cyg) che avviene insieme ad Alpha Vul. Aiuta inoltre a delimitare la zona la costellazione della Freccia.
Immagine: www.stellarium.org
Il passaggio della Via Lattea è un'altra peculiarità della Volpetta che risulta disseminata di numerosi ammassi aperti, anche se nessuno appartiene al catalogo di Messier. L’unico oggetto registrato dall’astronomo francese è una Nebulosa Planetaria di magnitudine 8,10 situata 5° a sud di 15 Vul. E’ M27, conosciuta anche come Nebulosa Manubrio o ancora come Campana Muta, per via della curiosa forma molto lontana dalla tipica ciambella con cui si presentano le nebulose planetarie.
La nebulosa planetaria M27, che per la sua forma è chiamata anche Manubrio o Campana Muta.
Immagine: Kitt Peak National Observatory, https://www.noao.edu/image_gallery/html/im0589.html
E infatti dopo la scoperta della nebulosa da parte di Charles Messier nel 1764, dovette trascorrere più di un secolo e mezzo per capire che si trattava di una nebulosa planetaria. Nemmeno John Herschel riuscì a decifrarne la natura, nonostante questo tipo di oggetti fosse conosciuto dal 1785 quando il padre, William, diede loro per la prima volta un nome che li classificò come nuova categoria cosmica. Nel 1830, John Herschel poté solo descriverla come "una nebulosa a forma di manubrio, con la sagoma ellittica completata da una debole luce nebulosa".
L’appellativo Campana Muta si deve invece a un’altra possibile interpretazione della figura evocata da questo alone bluastro che sembra contenere una sorta di clessidra, leggibile appunto come un manubrio o come una campana, il cui suono ci è impossibile udire e che per questo ci sembra muta.
Il motivo di tanta divergenza rispetto alla morfologia abituale delle nebulose planetarie è dovuto al fatto che M27 ci si presenta di taglio e non di fronte come nel caso di M57 nella Lira. In pratica la osserviamo da una prospettiva equatoriale e non polare, con questo risultato visivo. Fu l’astronomo statunitense Heber Doust Curtis (1872-1942) che nel 1918 poté affermare che M27 è una nebulosa planetaria e col senno di poi, M27 si è rivelata essere la prima nebulosa planetaria scoperta. Oggi sappiamo che dista 1250 anni luce da noi, mentre rimane quanto mai incerta la sua età i cui valori spaziano dai 4.000 ai 48.000 anni a seconda delle misurazioni della velocità di espansione dell’anello che circonda la Nana Bianca centrale.
M27 come abbiamo detto si trova 5° a sud di 15 Vul e di nuovo il passaggio al meridiano della stella è un riferimento per la localizzazione della nebulosa, in quanto transitano insieme.
Un’altra indicazione per arrivarvi è servirsi di Gamma Sagittae, la stella più luminosa della Freccia. La Nebulosa Manubrio si trova circa 3° a nord di essa e quest’ultima a sua volta è quasi allineata con 15 Vul, così che M27 si trova lungo la congiungente queste due stelle.
Per finire, le costellazioni che circondano la Volpetta, partendo da sud al momento del transito e andando in senso orario, sono: Freccia, Delfino, Pegaso, Cigno, Lira ed Ercole.
Costellazioni confinanti con la Volpetta: Freccia, Delfino, Pegaso, Cigno, Lira, Ercole
Immagine: www.stellarium.org
Ti è piaciuta la costellazione della Volpetta?
Se vuoi approfondire gli argomenti trattati e conoscere i personaggi storici che vi sono legati, è disponibile l’eBook Storie del cielo. Il giro del cosmo in 365 notti.
Sei affezionato ai libri cartacei? Nessun problema! Storie del cielo. Il giro del cosmo in 365 notti è disponibile anche in versione cartacea.
Torna a Le costellazioni di settembre