Torna a Le costellazioni di agosto
SCUDO
Scutum, Scuti
Sct
La costellazione dello Scudo e la sua rappresentazione artistica.
Immagine: www.stellarium.org
All'inizio di gennaio la costellazione dello Scudo sorge per la prima volta nell’anno. Le sue tre stelle impiegano solo qualche giorno a levarsi, perché quella dello Scudo è una delle più piccole costellazioni della volta celeste. Con soli 109 gradi quadrati di area, è l’84ma costellazione per estensione sulle 88 complessive. Se è piccola per dimensioni, non è da meno in quanto a luminosità. Alpha Scuti, la sua stella più brillante, ha appena 3,85 magnitudini ed è seguita da Beta con 4,20 e da Gamma con 4,65. Sebbene dunque l’occhio non debba percorrere grandi spazi, deve comunque fare un certo sforzo per trovarla in mezzo agli altri puntini. Ci si può aiutare sapendo che la costellazione si trova a sud-ovest dell’Aquila, dove brilla la lucente Altair e sopra il Sagittario, nonché infine che culmina insieme a Vega, situata però molto più in alto.
Per distinguere la debole costellazione dello Scudo si può attendere il transito della lucente Vega che segna anche quello di Alpha Scuti, 47° più a sud scendendo lungo la verticale del meridiano.
Immagine: www.stellarium.org
Alpha Sct è l’astro che porta in culminazione lo Scudo e nel mese di agosto transita prima della mezzanotte come riportato in tabella.
Transito o culminazione | 1 AGO | 15 AGO | 31 AGO | Altezza sull'orizzonte | m |
Alpha Sct | 23.07 | 22.12 | 21.09 | +37° | 3,85 |
Le tre stelle in origine appartenevano all’Aquila e furono separate in una nuova costellazione nel 1684 per mano dell’astronomo polacco Johannes Hevelius, che vide in esse il profilo di uno scudo.
La costellazione dello Scudo nell’Uranographia di Hevelius (1690) dedicata dall’astronomo polacco al suo re, Jan III Sobieski, in riconoscenza del finanziamento ricevuto per la ricostruzione dell’osservatorio distrutto in un incendio, probabilmente doloso, nel 1679. Nella tavola si vede anche la costellazione di Antinoo inventata nel 132 d.C. dall’imperatore Adriano ed esclusa insieme ad altre dall’Unione Astronomica Internazionale quando nel 1922 pubblicò l’elenco ufficiale e definitivo delle costellazioni, scegliendone 88.
Immagine: www.atlascoelestis.com
Hevelius è l’artefice di sette costellazioni moderne e nel caso dello Scudo, volle dedicare un pezzo di cielo al re del suo Paese, Jan III Sobieski (1624-1696), per ringraziarlo dell’aiuto prestatogli nella ricostruzione del suo osservatorio andato distrutto dalle fiamme nel 1679. Il nome completo della costellazione sarebbe infatti Scutum Sobiescian, dove Sobiescian è la latinizzazione del cognome del re. Hevelius scelse di onorare il sovrano nel firmamento mostrandone l’arma difensiva, in ricordo del valore mostrato nella Battaglia di Vienna l’11 settembre 1683, quando al servizio dell’imperatore del Sacro Romano Impero, Leopoldo I (1640-1705), e a capo della cavalleria, sconfisse i Turchi nella loro avanzata in Europa. Dopo la distruzione delle Twin Towers di New York nel 2001, la battaglia di Vienna oggi viene ricordata come il primo 11 settembre dell’Occidente, in quanto di fatto fu uno scontro fra musulmani e cristiani.
Lo Scudo è completamente immerso nella Via Lattea e dunque si contano nel suo piccolo perimetro diversi ammassi aperti di cui due appartengono al catalogo di Messier.
M11 è il più luminoso con 5,80 magnitudini e si trova appena a sud-est di Beta Sct. Ha la particolarità di essere estremamente popolato con le sue tre migliaia di stelle e insolitamente tondeggiante, entrambe caratteristiche degli ammassi globulari. Ma a togliere il dubbio sono la giovane età di 250 milioni di anni e la contenuta distanza di 6.000 anni luce. Si estende su un diametro di 24 anni luce e le sue stelle più luminose danno l’impressione di essere dinanzi a uno stormo di uccelli in volo, tant’è che M11 è stato battezzato anche come Anitra Selvatica.
L’ammasso aperto M11 nella costellazione dello Scudo, conosciuto anche come Anitra Selvatica.
Immagine: Kitt Peak National Observatory, Adam Block/NOAO/AURA/NSF, https://www.noao.edu/kpvc/observers/m11.html
A sud-est di Alpha Sct e alla stessa ascensione retta di Beta Sct, c’è invece un ammasso aperto molto più giovane, di 89 milioni di anni, ma anche molto più debole. E’ M26 che con le su 8,00 magnitudini è sette volte e mezzo più spento di M11. D’altra parte M11 con le sue miriadi di stelle costituisce un’eccezione che è ciò che ne giustifica il maggiore splendore, considerando fra l’altro che la distanza dei due ammassi è simile. M26 si trova a 5.000 anni luce ed è così un po’ più vicino. Per quanto riguarda l’estensione invece è più contenuto col suo diametro di 22 anni luce.
L’ammasso aperto M26 nella costellazione dello Scudo.
Immagine: 1996 Hillary Mathis, Vanessa Harvey, REU program/NOAO/AURA/NSF, https://www.noao.edu/image_gallery/html/im0837.html
Partendo da sud al momento del transito e andando in senso orario, le costellazioni che circondano lo Scudo sono il Sagittario, l'Aquila e la Coda del Serpente.
Le costellazioni confinanti con lo Scudo: Sagittario, Aquila e Coda del Serpente.
Immagine: www.stellarium.org
Ti è piaciuta la costellazione dello Scudo?
Se vuoi approfondire gli argomenti trattati e conoscere i personaggi storici che vi sono legati, è disponibile l’eBook Storie del cielo. Il giro del cosmo in 365 notti.
Sei affezionato ai libri cartacei? Nessun problema! Storie del cielo. Il giro del cosmo in 365 notti è disponibile anche in versione cartacea.
Torna a Le costellazioni di agosto