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SCORPIONE
Scorpius, Scorpii
Sco
La costellazione dello Scorpione e la sua rappresentazione mitologica.
Immagine: www.stellarium.org
Lo Scorpione è una costellazione molto bassa sull’orizzonte. La sua stella più meridionale, Theta Scorpii di magnitudine 1,85, se ne discosta al massimo di appena 2,5°, mentre la sua stella più settentrionale, Beta Scorpii di magnitudine 2,60, raggiunge l’altezza massima di 25,5°, sufficiente per non risentire eccessivamente dell’assorbimento atmosferico in prossimità dell’orizzonte. Le due stelle sono rispettivamente la prima e l’ultima a sorgere, così che la loro levata eliaca ci dà un’idea di quanto impiega la costellazione a salire sopra l’orizzonte anticipando man mano l’alba e rendendosi visibile sempre più a lungo nelle ore notturne. Beta Sco si leva per la prima volta nell’anno nella prima decade di dicembre, mentre Theta Sco la segue nell’ultima di febbraio, dunque allo Scorpione sono necessari quasi due mesi e mezzo per affiorare per intero dall’orizzonte. Si tratta in effetti di una costellazione piuttosto grande, è la 33ma per estensione delle 88 complessive e occupa un’area di 497 gradi quadrati, tuttavia è la sua forma estremamente allungata in declinazione la responsabile di un tempo di “emersione” così lungo. L’astro con cui la si può considerare in culminazione è Mu Sco di magnitudine 3,00 che nel mese di luglio transita prima della mezzanotte.
Ma la stella che costituisce l’identità dello Scorpione è indubbiamente Antares, Alpha Scorpii secondo la nomenclatura di Bayer, grazie al suo splendore di 1,05 magnitudini che ne fa l’undicesima stella più brillante nel nostro emisfero e la sedicesima di tutta la volta celeste. La sua levata eliaca avviene attorno alla metà di dicembre e in tabella si riporta anche il suo transito, vista la particolare importanza che riveste nella costellazione.
Transito o culminazione | 1 LUG | 15 LUG | 31 LUG | Altezza sull'orizzonte | m |
Antares (Alpha Sco) | 23.03 | 22.08 | 21.06 | +19° | 1,05 |
Mu Sco | 23.26 | 22.31 | 21.28 | +7° | 3,00 |
Antares significa “rivale di Marte” (dal latino ante Ares, ovvero contro Ares, il nome greco di Marte, dio della guerra) e il motivo risiede in tre peculiarità della stella che possono indurre a confonderla col pianeta rosso. La prima è che si trova vicinissima all’orbita di Marte, circa 1° sotto, la seconda è il colore molto simile e la terza l’elevato splendore. D’altra parte Antares, a 604 anni luce dalla Terra, è una Supergigante Rossa, il suo raggio è 300 volte quello del Sole, il che significa che nonostante sia una stella fredda – in superficie ci sono 3.500 gradi – è ben 11.000 volte più potente in quanto a luminosità. La fase evolutiva che sta attraversando l’astro vermiglio è caratterizzata anche da una certa instabilità, vi è in pratica una lotta tra la forza di gravità che vorrebbe comprimerlo su se stesso e la forza della radiazione che invece spinge in senso opposto. Il risultato è una pulsazione, comportamento che le è valso anche il nome di Cor Scorpii, il cuore dello Scorpione, e che noi percepiamo sottoforma di variazione della sua intensità luminosa. Ogni cinque anni Antares raddoppia il suo splendore anche se non in maniera regolare e per questo rientra fra le cosiddette variabili semiregolari.
Con lo Scorpione siamo naturalmente fra le costellazioni dello Zodiaco e l’eclittica passa molto vicina alla stella Beta Sco, appena 1,5° al di sopra.
Dal 3000 al 1500 a.C. nello Scorpione cadeva l’equinozio d’autunno e l’aver voluto vedere in questo gruppo di stelle proprio questo animale, non è un caso. La sua forma simile a una S con tanto di chele e ricciolo finale per coda, può evocare il piccolo aracnide, il quale per via del suo nascondersi sotto la sabbia e dare la morte in caso di puntura, condivide con l’autunno il tema della fine del ciclo vitale, proprio come vuole la stagione in cui la natura sfiorisce.
Oggi l’equinozio d’autunno per via della precessione cade nella Vergine e anche il periodo tradizionalmente associato allo Scorpione dall’antica astrologia è mutato. Il Sole non attraversa più la costellazione dal 23/10 al 22/11 come avveniva nel VII secolo a.C. al tempo dei primi oroscopi, ma come abbiamo visto dalla levata eliaca, è posticipato di un mese. Oltretutto, questo nuovo intervallo di tempo, come si osserva, dura molto di più dei trenta giorni astrologici e questo perché nell’antichità le chele dello Scorpione erano considerate una costellazione a parte, che successivamente venne ribattezzata col nome di Bilancia, e dunque lo Scorpione era più piccolo.
L’equinozio d’autunno nel 2500 a.C. e oggi. Il punto in cui eclittica ed equatore celeste si intersecano si è spostato dallo Scorpione, che al tempo comprendeva anche le stelle della Bilancia, alla Vergine..
Immagine: www.stellarium.org
Proprio grazie alla triade di stelle che forma le chele ovvero Beta, Delta e Pi Sco, tutte di seconda magnitudine, e alla presenza poco distante più a est di Antares, riconoscere lo Scorpione non è difficile. Da Antares bisogna spostarsi verso sud seguendo il tracciato sinuoso di stelle che termina in un ricciolo, la cui stella più brillante è quella che lo chiude, Lambda Sco di magnitudine 1,60.
Lo Scorpione inoltre è una costellazione immersa nella Via Lattea, la zona dove è più facile trovare gli ammassi aperti. Messier nel XVII secolo ne trovò due, M6 e M7, entrambi al confine nord-orientale, sopra la coda.
M6 è un ammasso aperto a 1.600 anni luce dalla Terra, spesso conosciuto come l’Ammasso Farfalla, per via della disposizione delle sue stelle principali che ricorda il grazioso insetto. Come tutti gli ammassi aperti è giovane, ha cento milioni di anni, tuttavia una delle sue stelle è una Gigante e rispetto alle altre invecchierà prima; osservandola lo si può già notare perché rispetto alle altre che sono blu, ha un colore aranciato. La notevole distanza porta la magnitudine apparente di M6 a 4,20.
L’ammasso aperto M6 nello Scorpione, detto anche Farfalla.
Immagine: 1995 N.A.Sharp, Mark Hanna, REU program/NOAO/AURA/NSF, http://www.noao.edu/image_gallery/html/im0379.html
A sud-est di M6, risiede invece M7 che di anni ne ha il doppio e si trova a 800 anni luce da noi. Essendo più vicino, è più luminoso e la sua magnitudine apparente è di 3,30, uno splendore più del doppio di M6.
Messier scoprì M7 nel 1764, ma in realtà si tratta di una nebulosità già rilevata da Tolomeo nel II secolo d.C. e dall’astronomo suo connazionale Nicholas Louis de Lacaille (1713-1762).
L’ammasso aperto M7 nello Scorpione.
Immagine: 1995 N.A.Sharp, REU program/NOAO/AURA/NSF, http://www.noao.edu/image_gallery/html/im0584.html
Per finire nello Scorpione Messier trovò anche due ammassi globulari, stavolta dalla parte opposta.
M4, poco più a ovest di Antares, è uno dei più vicini a 7.200 anni luce, tant’è che con le sue 5,90 magnitudini è potenzialmente visibile a occhio nudo. Tuttavia è anche uno dei più “vuoti”, condizioni che hanno permesso a Messier di uscire per la prima volta dalla generica definizione di nebula perché gli fu possibile intercettarne le stelle che lo componevano. Il nome di ammasso globulare per questa categoria cosmica, arriverà un ventennio dopo con William Herschel che grazie al suo telescopio più potente, riuscì a entrare nel dettaglio di queste immagini diffuse.
L’ammasso globulare M4 nello Scorpione.
Immagine: 1995 Kitt Peak National Observatory, http://www.noao.edu/image_gallery/html/im0598.html
Per finire a 32.600 anni luce, proprio a metà della congiungente Antares – Beta Scorpii, brilla M80; l’occhio non è in grado di scorgerlo da solo essendo la sua magnitudine pari a 7,20. Si tratta di un ammasso globulare che è l’esatto opposto di M4: densissimo, si parla di centinaia di migliaia di stelle, le quali oltretutto sono stipate in una sfera di soli 95 anni luce di diametro, un ambiente ristretto che le porta frequentemente a collidere. Ciò significa che in esso si trovano con facilità delle Novae, ma soprattutto è un ammasso che rispetto agli altri è anomalo per quel che riguarda il colore: anziché essere rosso come vuole questo tipo di formazione che risale agli inizi dell’Universo, è blu, il colore delle stelle giovani. Come può essere? La ragione si pensa sia proprio nelle continue collisioni che provocano l’evaporazione dell’atmosfera delle stelle, rossa perché fredda, lasciando gli astri con i loro strati interni che sono ancora caldi e quindi blu.
L’ammasso globulare M80 nello Scorpione.
Immagine: 1995 Kitt Peak National Observatory, http://www.noao.edu/image_gallery/html/im0599.html
Partendo da sud al momento del transito e andando in senso orario, le costellazioni che circondano lo Scorpione sono l'Altare (non visibile), la Corona Australe, il Sagittario, l'Ofiuco, la Bilancia, il Lupo (parzialmente visibile) e il Regolo (non visibile).
Le costellazioni confinanti con lo Scorpione: Altare, Corona Australe, Sagittario, Ofiuco, Bilancia, Lupo e Regolo.
Immagine: www.stellarium.org
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