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TORO
Taurus, Tauri
Tau
La costellazione del Toro e la sua rappresentazione mitologica.
Immagine: www.stellarium.org
Il Toro fa la sua prima comparsa dell’anno con il piccolo gruppo stellare delle Pleiadi che a inizio giugno emergono dall’orizzonte est un po’ prima della levata del Sole. Da questo momento, noto come levata eliaca, esse sorgono ogni giorno con circa 4 minuti di anticipo occupando così sempre più a lungo la scena celeste nelle ore notturne. La costellazione diviene completamente visibile a inizio luglio con la levata eliaca della stella Zeta Tau, l’ultima a sorgere fra quelle designate a tracciare la sagoma del Toro, mentre Aldebaran, l’astro che caratterizza la costellazione, fa la sua prima apparizione dell’anno durante l’ultima decade di giugno.
Il Toro si può quindi considerare visibile nella sua interezza a partire da luglio nelle ore che precedono l’alba, ma la visione più accessibile a tutti è sicuramente quella che lo vede brillare in cielo a partire dal tramonto del Sole, ovvero nei mesi invernali.
Gennaio in particolare è un mese ideale per osservarlo in quanto le sue stelle culminano fra le 19.00 e le 23.00. Considerando Aldebaran come stella di riferimento per il momento del transito della costellazione, si hanno gli orari di passaggio al meridiano in tabella.
Transito o culminazione | 1 GEN | 15 GEN | 31 GEN | Altezza sull'orizzonte | m |
Aldebaran (Alpha Tau) | 22.08 | 21.13 | 20.10 | +62° | 0,85 |
A partire da aprile, il Toro comincia a eclissarsi e per un paio di mesi, non è visibile.
La costellazione, che fra le 88 complessive è la diciassettesima più grande con 797 gradi quadrati di estensione, è piuttosto semplice da localizzare grazie alla sua stella più lucente, Aldebaran, che è anche una delle più brillanti della volta celeste. Con una magnitudine apparente di 0,85, Alpha Tauri è la quattordicesima stella più luminosa dei due emisferi e la decima di quello boreale (includendo il Sole che naturalmente, per via della vicinanza alla Terra, è al primo posto).
Per trovarla ci si può servire dell’inconfondibile Orione, un quadrilatero di stelle ben definite, a est del Toro, al cui centro si allineano diagonalmente tre stelle più piccole, la cosiddetta cintura di Orione. Proprio prolungando questa diagonale, le prime stelle più luminose che si incontrano sono Aldebaran a occidente e Sirio, nel Cane Maggiore, a oriente.
Come localizzare Aldebaran.
Immagine: www.stellarium.org
Nella rappresentazione mitologica del Toro, Aldebaran ne rappresenta l’occhio e sopra di esso in direzione est si allungano le corna, i cui vertici sono segnati dalle stelle Beta Tau di magnitudine 1,65 e Zeta Tau di 2,95.
Le Pleiadi si trovano invece a nord-ovest di Aldebaran, quasi al confine della costellazione.
Omicron Tau infine è la stella più occidentale del Toro ed è piuttosto spenta con le sue 3,60 magnitudini.
Il Toro è una delle dodici costellazioni zodiacali, ovvero le costellazioni che fanno da sfondo all’orbita apparente del Sole attorno alla Terra, l’eclittica. Quest’ultima in particolare taglia la costellazione passando prima fra Zeta e Beta Tauri, le corna del Toro, e poi fra Aldebaran e le Pleiadi.
Aldebaran e le Pleiadi sono nomi che ricorrono spesso quando si parla del Toro. Si tratta infatti di luci visibili a occhio nudo. Aldebaran come abbiamo visto splende con 0,85 magnitudini e le Pleiadi, seppur sei volte più deboli, hanno magnitudini che vanno da 2,85 per l’astro più brillante del gruppetto a 5,75 per quello più fioco, un valore vicino al limite umano, ma ancora distinguibile. Chi sono dunque i due protagonisti della costellazione? E sono gli unici?
Aldebaran è una stella che può permettersi una luminosità così forte grazie alla sua distanza relativamente piccola, 65 anni luce, ma soprattutto grazie allo stadio evolutivo in cui si trova. E’ una Gigante Rossa, ovvero una stella giunta quasi alla fine della sua esistenza e che i processi fisici che ne determinano l’equilibrio, hanno costretto a espandersi fino a raggiungere dimensioni immani. Da qui la classificazione di stella Gigante. Il colore rosso, che a un’osservazione a occhio nudo appare aranciato, è invece dovuto al raffreddamento che ha raggiunto durante l’espansione. La sua superficie si attesta sui 4.000°K di temperatura, un valore basso per una stella, ma che tuttavia non influisce sulla sua luminosità che supera quella del Sole addirittura di 150 volte. L’elevato splendore delle Giganti Rosse è infatti dovuto proprio alle nuove dimensioni della stella, la quale può contare per la sua luce su una superficie enorme, anche se fredda.
Le Pleiadi invece sono un piccolo gruppo di stelle, le più luminose delle quali sono sette.
L’ammasso aperto delle Pleiadi o M45.
Immagine: 2005 Peter Kennett, https://en.wikipedia.org/wiki/File:M45-_Pleiades_(star_cluster)_(NGC1432).jpg#file
Sono note infatti anche come le sette sorelle e nella mitologia greca erano le figlie di Atlante e Pleione. Astronomicamente parlando, le Pleiadi sono un ammasso aperto, ovvero un gruppo di stelle la cui disposizione nello spazio è “libera”, in contrapposizione agli ammassi globulari le cui stelle sono legate gravitazionalmente fra di loro facendo assumere al gruppo una forma sferica, dunque chiusa.
Al contrario di Aldebaran, sono stelle molto calde, dal colore blu, la cui temperatura si aggira sui 20.000°K; sono anche molto giovani con i loro appena 100 milioni di anni.
Nel catalogo di Messier le si trova sotto il nome di M45.
Ma le Pleaidi non sono l’unico ammasso aperto della costellazione del Toro. Vicino ad Aldebaran alloggiano le Iadi, più difficili da individuare perché più disseminate nello spazio. Ciò non deve sorprendere perché sono stelle di quasi un miliardo di anni di età, cioè sono quasi dieci volte più vecchie delle Pleiadi, un tempo nel quale hanno potuto distanziarsi maggiormente le une dalle altre.
A 6.300 anni luce di profondità, nei paraggi di Zeta Tau, risiede invece l’ultimo grande protagonista della costellazione del Toro: è M1, il primo oggetto del catalogo di Messier, conosciuto anche come la Nebulosa del Granchio, per via della sua forma simile al crostaceo.
La Nebulosa del Granchio o M1.
Immagine: Hubble Space Telescope http://hubblesite.org/newscenter/archive/releases/2005/37/image/a/
Si tratta di un Resto di Supernova, ovvero ciò che rimane di una stella esplosa nel modo più violento che possa capitare. Le Supernove sono stelle che alla nascita presentavano una massa superiore a otto volte quella del Sole, un valore che oltre ad “accorciare” loro la vita, le predestina a una fine catastrofica, quella appunto di un’esplosione talmente potente da portarle a brillare per alcuni giorni quanto un’intera galassia, che di stelle ne contiene qualche miliardo! La Supernova che ha dato origine alla Nebulosa del Granchio scoppiò nel 1054 e fu in Cina che venne registrata per la prima volta la sua apparizione in cielo. M1 misura circa 11 anni luce e il suo bagliore superstite raggiunge una magnitudine di 8,40, una luce inaccessibile all’occhio umano, ma non al telescopio che ce ne offre la visione in tutta la sua magnificenza.
Partendo da sud al momento del transito e andando in senso orario, le costellazioni che circondano il Toro sono Orione, i Gemelli, l'Auriga, Perseo, l'Ariete, la Balena e l'Eridano.
Le costellazioni confinanti con il Toro: Orione, Gemelli, Auriga, Perseo, Ariete, Balena ed Eridano.Orione, i Gemelli, l'Auriga, Perseo, l'Ariete, la Balena e l'Eridano.
Immagine: www.stellarium.org
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